QUANDO PORTARE UN BAMBINO DALLO PSICOLOGO?
Generalmente i bambini non esprimono il disagio con le parole ma mettendo in atto comportamenti insoliti (agitazione, stanchezza perenne, episodi di enuresi o encopresi, comportamento aggressivo) o sintomi fisici ricorrenti (mal di pancia, mal di testa, disturbi del sonno, irritabilità). In alcuni casi la comunicazione con il pediatra è utile per garantire una corretta diagnosi differenziale con eventuali problematiche fisiche reali. Il primo colloquio viene effettuato con le figure di riferimento (genitori o familiari), come momento utile per individuare i segnali di allarme e definire insieme la necessità o meno di un percorso psicologico.
I principali ambiti di intervento sono:
- Problematiche comportamentali (comportamento oppositivo, aggressività, impulsività)
- Riconoscimento e gestione delle emozioni
- Disturbi d’ansia
- Iperattività
- Episodi di enuresi o encopresi diurna e notturna
- Disturbi dell’attenzione
- Deficit cognitivi
- Problemi nella relazione con i coetanei
- Ansia scolastica
- Depressione
- Interventi riabilitativi in quadri di sindromi genetiche (Sindrome di Down, Sindrome di Prader-Willy, Sindrome di Tourette)
- Percorsi per i genitori
L’approccio, di tipo cognitivo-comportamentale, prevede la strutturazione di programmi di intervento che possono coinvolgere anche i genitori o la scuola. L’obiettivo è di permettere al bambino di sperimentare il processo di cambiamento anche negli ambienti a lui familiari, esterni al contesto ambulatoriale. Per l’approfondimento diagnostico vengono utilizzati test standardizzati in linea con le procedure di trattamento evidence-based, in collaborazione con la neuropsicologa del centro.